Quando si parla di trigliceridi alti, o ipertrigliceridemia, significa che la concentrazione di trigliceridi nel sangue è superiore ai valori normali, per l’esattezza più alti di 200 mg/dl.
Specie quando combinata a un aumento del colesterolo cattivo (LDL) e a una riduzione del colesterolo buono (HDL), l’ipertrigliceridemia rappresenta un fattore di rischio cardiovascolare (es: infarto) e cerebrovascolare (es: ictus).
Tranne quando i livelli sono molto elevati, i trigliceridi alti costituiscono una condizione asintomatica, diagnosticabile solo con un esame del sangue.
Approfondiamo insieme, e analizziamo con maggiori dettagli cosa significa avere i trigliceridi alti, quando bisogna preoccuparsi, cosa causa ipertrigliceridemia e cosa bisogna fare per abbassare i trigliceridi.
Cosa sono i trigliceridi alti?
Di cosa parliamo in questo articolo
Avere trigliceridi alti significa che la concentrazione di trigliceridi nel sangue (trigliceridemia) è superiore alla norma. Il termine medico specifico che indica i trigliceridi alti è ipertrigliceridemia.
In termini numerici, si parla di trigliceridi alti quando la trigliceridemia è pari o superiore a 200 mg/dl (milligrammi per decilitro), mentre è considerata normale una concentrazione di trigliceridi compresa tra 50 e 150 mg/dl e al limite del normale (o borderline) tra 150 e 199 mg/dl.
Cosa sono i trigliceridi e perché misurarli?
Trasportati nel plasma sanguigno da varie lipoproteine (in primis chilomicroni e VLDL, e, in misura minore, da LDL e HDL), i trigliceridi sono una classe di lipidi che il corpo umano sintetizza principalmente dai grassi ingeriti con la dieta e che sfrutta come fonte di energia.
La misurazione dei livelli di trigliceridi ha un’importante valenza diagnostica, in quanto, assieme alla quantificazione del colesterolo totale, delle LDL e delle HDL, permette di stabilire il rischio cardiovascolare di una persona.
Quali sono i sintomi dei trigliceridi alti?
In genere, la presenza di trigliceridi alti è asintomatica, ossia non causa sintomi. Rappresentano un’eccezione i casi caratterizzati da concentrazioni ematiche di trigliceridi estremamente elevate, superiori ai 1.000-1.500 mg/dl, che si segnalano per sintomi e conseguenze quali:
- forti dolori addominali;
- episodi di pancreatite acuta;
- xantoma, ovvero un accumulo di grasso sottocutaneo, che si presenta come rigonfiamento di colore giallognolo;
- lipemia retinica, un patologia oculare;
- epatomegalia;
- splenomegalia;
- sintomi di natura neurologica.
Occorre precisare che, in genere, raggiungono simili valori le persone affette da l’ipertrigliceridemia familiare o l’iperlipidemia familiare combinata, due malattie genetiche che per diversi motivi si caratterizzano per alti livelli di trigliceridi nel sangue.
Quando preoccuparsi per i trigliceridi alti?
Alti livelli di trigliceridi potrebbero alimentare il processo di indurimento delle arterie tipico dell’aterosclerosi, condizione notoriamente associata a un rischio maggiore di ictus, coronaropatia, infarto del miocardio, angina pectoris e altre malattie di cuore.
Tale possibilità è maggiore se ai trigliceridi alti si associano altri fattori di rischio cardiovascolare e/o cerebrovascolare, quali per esempio:
- aumento del colesterolo VLDL e LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo);
- riduzione del colesterolo HDL (il cosiddetto colesterolo buono);
- ipertensione;
- presenza di diabete di tipo 2;
- insulino-resistenza;
- obesità addominale.
A tal proposito, occorre precisare che, assieme a ipertensione, iperglicemia a digiuno, riduzione dei livelli di HDL e obesità addominale, l’ipertrigliceridemia fa parte delle condizioni che descrivono la sindrome metabolica, un complesso di patologie la cui presenza è fattore di rischio per ictus, malattie cardiovascolari e diabete di tipo 2.
Quali sono le cause di trigliceridi alti?
Le cause e i fattori di rischio per i trigliceridi alti sono molteplici, alcuni legati allo stile di vita, quindi modificabili, altri invece non modificabili.
Nello specifico:
- dieta ad alto contenuto calorico, ricca di grassi saturi e colesterolo, e/o ricca di carboidrati;
- malattie genetiche come l’ipertrigliceridemia familiare (iperlipoproteinemia familiare di tipo 2) e l’iperlipidemia familiare combinata;
- fumo di sigaretta;
- eccessivo consumo di alcolici;
- sovrappeso/obesità;
- sedentarietà;
- sindrome metabolica;
- diabete mellito e stato di insulino-resistenza non adeguatamente trattati;
- gravi malattie renali, come l’insufficienza renale e la sindrome nefrosica;
- alcune malattie endocrine, come ipotiroidismo, sindrome di Cushing e acromegalia;
- pancreatite;
- cirrosi epatica;
- uso costante di farmaci, quali per esempio beta-bloccanti, estrogeni, diuretici tiazidici, pillola anticoncezionale, corticosteroidi, inibitori delle proteasi e retinoidi.
Queste condizioni possono combinarsi tra loro e aggravare le condizioni di salute del paziente.
Quali esami fare per la diagnosi di ipertrigliceridemia?
Per diagnosticare la presenza di trigliceridi alti serve un banale prelievo di sangue, seguito dall’esame ematico per la quantificazione dei trigliceridi.
Occorre precisare, però, che, per una corretta interpretazione dei risultati e per ottenere un profilo lipidico attendibile di un paziente, la misura dei trigliceridi va combinata ad altri controlli, che sono:
- misura del colesterolo totale;
- quantificazione delle LDL;
- misurazione delle HDL.
Una volta appurata la presenza di trigliceridi alti, il passo successivo è scoprire le cause di questa alterazione; in genere, la ricerca delle cause comincia dall’anamnesi e dall’esame obiettivo, e prosegue con esami più specifici, che dipendono da quanto emerso dalle precedenti indagini cliniche.
Si ricorda agli iscritti al Fondo Sanimoda che i Piani Sanitari prevedono la copertura delle spese sostenute per eseguire un controllo dei livelli di trigliceridi, nell’ambito delle prestazioni “Prevenzione Uomo”, “Prevenzione Donna”, “Prevenzione Senologica per le donne a partire dai 40 anni di età”, “Prevenzione Cardiovascolare per uomini e donne”, e nella “Prevenzione per figli minori – Pacchetto 12-18 anni”. Per tutti i dettagli, invitiamo a consultare il nostro sito web, qui.
Come prepararsi all’esame?
Per il controllo dei trigliceridi, bisogna presentarsi a digiuno. Questo significa che, se il prelievo si svolge al mattino, bisogna evitare la colazione e posticiparla a dopo l’esame.
Altra indicazione importante prima del controllo dei trigliceridi riguarda l’ultimo pasto consentito (in genere la cena del giorno precedente), che deve essere leggero.
Come abbassare i trigliceridi?
Per abbassare i trigliceridi, è indispensabile innanzitutto una terapia mirata alle cause dell’ipertrigliceridemia; a livello pratico, questo significa, per esempio, che se i trigliceridi alti sono dovuti a una cura farmacologica, occorre rivedere questo trattamento (potrebbe essere necessario cambiare il dosaggio, interrompere la terapia, cambiare farmaco ecc.).
La terapia causale varia da paziente a paziente, a seconda del caso specifico: in alcuni casi, è richiesta un’azione mirata contro un determinato fattore; in altri, invece, bisogna agire ad ampio spettro, su più fronti.
Per contrastare i trigliceridi alti, inoltre, è altrettanto fondamentale un intervento sullo stile di vita, affinché sia all’insegna della salute e del benessere: dieta e attività fisica hanno un ruolo chiave.
Se la terapia causale e uno stile di vita all’insegna della salute e dell’equilibrio alimentare non bastano a normalizzare i trigliceridi, sussistono le condizioni per ricorrere a un ulteriore rimedio, quello farmacologico.
Sarà il medico a individuare il trattamento più adeguato per le esigenze specifiche del paziente.
Trigliceridi alti e stile di vita: cosa fare?
Al di là della dieta, che merita un capitolo dedicato, per provare a correggere l’ipertrigliceridemia, il paziente dovrebbe:
- praticare attività fisica regolarmente: se il soggetto è sedentario da sempre, dovrebbe iniziare gradualmente qualcosa che trova piacevole, alla portata e che riesce a gestire nonostante le responsabilità giornaliere (lavoro, famiglia ecc.). Gli studi hanno dimostrato che, per ridurre i trigliceridi e in generale migliorare il profilo lipidico, è fondamentale praticare con regolarità esercizio aerobico (corsa, ciclismo, camminata veloce), anche a moderata intensità;
- ridurre il peso corporeo e tenerlo sotto controllo e normalizzato costantemente;
- evitare la sedentarietà in tutte le sue forme. Per esempio, può essere utile prediligere le scale all’ascensore, parcheggiare distante piuttosto che vicino al posto da raggiungere, ecc;
- evitare di fumare;
- evitare di bere alcolici.
Qual è la dieta per i trigliceridi alti?
Sono due gli aspetti da analizzare: da una parte, i cibi da evitare e, all’opposto, cosa mangiare e come mangiare.
In presenza di trigliceridi alti, i cibi da evitare o limitare sono:
- alimenti e bevande zuccherate;
- alimenti a prevalenza glucidica, quindi pane, pasta, riso, polenta e altri cereali;
- alcolici;
- alimenti ricchi di grassi saturi, ad esempio carne grassa e latticini;
- alimenti ricchi di grassi idrogenati, quindi merendine, prodotti da forno confezionati, ecc…;
- alimenti troppo salati.
Per quanto concerne invece il come mangiare e cosa mangiare in presenza di trigliceridi alti, si segnala di:
- frazionare le calorie giornaliere in 5 pasti al giorno, in modo da evitare abbuffate;
- controllare l’apporto calorico;
- consumare pesce ad alto contenuto di omega-3 (es: salomone, trota, ecc…) un paio di volte a settimana;
- dare spazio nella dieta ai legumi, al posto della carne grassa;
- consumare alimenti ricchi di acidi grassi monoinsaturi (acido oleico in particolare), al posto di quelli ricchi di grassi saturi;
- consumare cibi ricchi di antiossidanti come la frutta e la verdura;
- preferire i cereali integrali ricchi di fibre ai cereali raffinati;
- raggiungere giornalmente la quota di fibra raccomandata (circa 30 g/die).
Queste indicazioni si applicano molto bene anche a numerose altre condizioni, soprattutto di natura cardiovascolare, perché uno stile di vita e di alimentazione sano è alla base della buona salute.
Quali farmaci usare per i trigliceridi alti?
Qualora le modifiche allo stile di vita e alla dieta non dovessero essere sufficienti a ridurre i livelli di trigliceridi nel sangue, il medico potrebbe prescrivere l’assunzione di alcuni farmaci, tra cui i seguenti:
- fibrati: derivati dell’acido fibrico, possono abbassare efficacemente i livelli di trigliceridi troppo elevati. Sono da evitare in presenza di gravi malattie epatiche o renali;
- niacina: può aiutare non solo a ridurre i trigliceridi, ma anche il colesterolo LDL. Il suo impiego va concordato con il medico, perché potrebbe interferire con altre cure farmacologiche in corso;
- olio di pesce: fonte di acidi grassi omega-3, si apprezza non soltanto per i suoi effetti positivi sull’ipertrigliceridemia, ma anche per le proprietà ipoglicemizzanti, cardioprotettive, antiossidanti e antinfiammatorie. Il suo impiego, tuttavia, deve essere controllato, perché potrebbe interferire con la coagulazione sanguigna;
- statine: sono farmaci che nascono per abbassare il colesterolo LDL, ma che possono rivelarsi utili anche quando i trigliceridi sono alti. Ancora una volta, il loro impiego va concordato con il medico.
È importante ricordare che è altamente sconsigliato seguire ricette fai da te per abbassare i trigliceridi. Si raccomanda, sempre, di rivolgersi al proprio medico e seguire le indicazioni fornite.