La tiroidectomia è un intervento chirurgico che, come suggerisce il termine stesso, consiste nell’asportazione, totale o parziale, della tiroide del paziente. Questo intervento può rivelarsi necessario in caso di diverse patologie. In base alla diagnosi effettuata, lo staff medico procederà con il tipo di operazione più indicato.
La tiroide è una ghiandola endocrina localizzata nella parte anteriore del collo, davanti alla trachea. Ha una forma che ricorda quella di una farfalla: è costituita infatti da due lobi, destro e sinistro, uniti da un istmo situato sulla linea mediana. In prossimità della loggia tiroidea è possibile trovare delle piccole ghiandole chiamate paratiroidi.
La ghiandola tiroide svolge importanti funzioni fisiologiche: gli ormoni tiroidei agiscono sul metabolismo corporeo e sull’apparato cardiovascolare, contribuiscono a definire il tono dell’umore e la forza muscolare. Durante la crescita gli ormoni tiroidei, inoltre, sono coinvolti nello sviluppo neuropsichico, nell’accrescimento corporeo e nel metabolismo osseo.
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Vediamo insieme quando e come si esegue l’intervento di asportazione della tiroide e quali sono le informazioni utili a chi deve sottoporsi a una tiroidectomia.
In cosa consiste la tiroidectomia
Di cosa parliamo in questo articolo
La tiroidectomia, come affermato in precedenza, è una procedura medica con cui viene asportata la tiroide.
La rimozione di una parte o dell’intera ghiandola può essere eseguita con diverse tecniche. Nel tempo sono state messe a punto delle procedure sempre meno invasive, e al momento la MIVAT (Minimally Invasive Video-assisted Thyroidectomy) assicura un impatto estetico minore rispetto alla procedura tradizionale, in quanto l’intervento prevede un’incisione di 2-3 centimetri.
La MIVAT può però essere eseguita solo nei pazienti che presentano le seguenti caratteristiche:
- diametro massimo del nodulo di 35-40mm;
- disfunzione tiroidea;
- natura benigna del tumore;
- tumore della tiroide di piccole dimensioni e senza evidenza di coinvolgimento linfonodale laterocervicale.
Se non si riscontrano le condizioni elencate, ci si avvale della tiroidectomia tradizionale, che viene effettuata praticando un’incisione di 10-12 centimetri.
Tiroidectomia totale e parziale
La scelta di una procedura di rimozione totale o parziale viene effettuata dal medico in base alle valutazioni svolte durante l’esame obiettivo, e analizzando la storia clinica del paziente. Se possibile, si predilige la tiroidectomia parziale per salvaguardare, per quanto possibile, la funzionalità della ghiandola.
Le tipologie di intervento di rimozione sono tre:
- la tiroidectomia totale: prevede l’asportazione completa della ghiandola;
- l’emitiroidectomia: si attua asportando un solo lobo tiroideo;
- la loboistmectomia: viene rimosso uno dei lobi e l’istmo.
La rimozione totale della tiroide viene scelta quando la problematica interessa tutta la ghiandola, come ad esempio in caso di:
- gozzo multinodulare;
- tumori maligni;
- morbo di Basedow.
Nel caso di intervento effettuato per tumori maligni, la tiroidectomia si può associare all’asportazione di alcuni linfonodi del collo (linfoadenectomia).
Si valuta invece la rimozione parziale nelle neoplasie di natura benigna, quando queste impattano su una zona ben definita della tiroide.
Quando si interviene chirurgicamente sulla tiroide?
Buona parte delle problematiche e disfunzioni tiroidee si curano con terapie farmacologiche. Si ricorre però alla tiroidectomia nei casi in cui la terapia medica per l’ipertiroidismo da malattia autoimmune, o morbo di Basedow, si riveli inefficace.
L’intervento chirurgico per la rimozione della tiroide è invece una metodologia necessaria in presenza di un nodulo tiroideo il cui l’esame citologico, effettuato prelevando una piccola quantità di cellule direttamente dal nodulo (il cosiddetto ago aspirato), indica la presenza di cellule tumorali.
La rimozione chirurgica della tiroide è infine consigliata nel caso in cui noduli tiroidei di grosse dimensioni o gozzi multinodulari causino disfagia, cioè difficoltà nella deglutizione, o sintomi compressivi. Si può ricorrere all’intervento anche per eliminare gli inestetismi determinati dalle dimensioni del gozzo.
Come si esegue l’intervento
L’intervento di tiroidectomia si effettua in anestesia generale, mediante un’incisione della cute alla base del collo. Come affermato in precedenza, le dimensioni del taglio variano in base alla tecnica utilizzata.
La tiroidectomia tradizionale viene eseguita con taglio secondo Kocher. Nella MIVAT, invece, si procede a effettuare un taglio di dimensioni ridotte e ci si avvale dell’ausilio di una videocamera operatoria.
Durante la procedura di asportazione può essere utilizzata la NIM, Neuro Intraoperative Monitoring, uno strumento che verifica in tempo reale la normale attività dei nervi laringei, che garantiscono la mobilità delle corde vocali. Tale procedura serve a evitare la lesione accidentale dei nervi laringei durante l’intervento.
Ricovero e convalescenza
La tiroidectomia implica solitamente un breve ricovero. Nei giorni che precedono l’operazione al paziente vengono fornite alcune istruzioni pratiche.
I pazienti con una funzionalità tiroidea normale, solitamente, non devono sottoporsi ad alcuna preparazione specifica. Coloro che invece ricorrono alla chirurgia per gozzo iperfunzionante e morbo di Basedow, devono eseguire una terapia farmacologica e dei controlli ematici prima del ricovero.
Lo staff medico avrà poi cura di valutare, in base alla cartella clinica, se sospendere o meno l’assunzione di eventuali farmaci impiegati per trattare altre patologie.
I tempi di recupero dopo l’intervento variano in base alla tecnica utilizzata: la MIVAR è meno invasiva e favorisce un recupero più rapido.
Nei primi due giorni successivi all’operazione il paziente viene tenuto sotto osservazione per verificare:
- la funzionalità tiroidea, se la ghiandola è rimossa parzialmente;
- la presenza di un’ipocalcemia temporanea, cioè di un livello ridotto di calcio nel sangue, in caso di tiroidectomia totale.
Dopo 7/10 giorni circa si procede alla rimozione dei punti. È bene avere cura di non esporre al sole la cicatrice per almeno un mese.
Cosa mangiare dopo un intervento alla tiroide?
L’intervento di rimozione parziale della ghiandola tiroidea può non comportare particolari implicazioni, se si riesce a preservare la funzionalità dell’organo.
La tiroidectomia totale può comportare invece il rallentamento del metabolismo, per cui si potrebbe andare incontro a un aumento di peso. Vengono solitamente prescritti farmaci e integratori per sopperire a tali problematiche.
Non guasta, però, prestare una maggiore attenzione all’alimentazione e avere cura di svolgere attività fisica di tipo aerobico.
La dieta di una persona che ha subito un intervento di tiroidectomia dovrebbe prediligere verdura, frutta, cereali integrali, pesci magri, carni magre e un piccolo quantitativo di frutta secca. La consulenza di un dietologo è consigliata, in quanto le esigenze alimentari variano da individuo a individuo.
Come si vive dopo una tiroidectomia?
Nelle settimane successive all’intervento il paziente potrebbe avvertire dei disturbi passeggeri, che regrediscono nel tempo: fastidio quando si deglutisce, sensazione di avere un corpo estraneo in gola, ecc.
La tiroidectomia totale causa invece il cosiddetto ipotiroidismo iatrogeno, perché non vengono più prodotti gli ormoni tiroidei. In ogni caso l’ipotiroidismo può essere controllato attraverso una terapia farmacologica adeguata.
Dopo l’intervento si può condurre quindi una vita normale, rispettando le eventuali terapie farmacologiche prescritte e prestando attenzione allo stile di vita.
È ovviamente opportuno sottoporsi periodicamente alle visite di controllo, per valutare ed eventualmente modificare il dosaggio ormonale.