La definizione di fragilità è un tema complesso; Sono infatti diversi i temi di discussione: quando inizia, cosa e chi comprende, chi se ne prende carico, ecc.
In genere, quando si pensa alla fragilità viene in mente un paziente anziano e/o disabile, vulnerabile a problematiche di natura fisica, e bisognoso di assistenza.
Tuttavia, la fragilità non è solo questo.
Rientrano in questo concetto, infatti, anche le persone, in genere familiari o parenti, che si occupano degli individui fragili, i cosiddetti caregiver familiari, ovvero le persone che si occupano del soggetto fragile. Anche loro, d’altronde, devono riorganizzare la propria vita lavorativa e sociale in funzione dei bisogni assistenziali della persona cara.
Approfondiamo insieme il tema, cercando di capire cosa si intende per soggetti fragili, per poi illustrare le prestazioni offerte da IMA Italia Assistance per gli iscritti al Fondo Sanimoda.
Di cosa parliamo in questo articolo
Come accennato nell’introduzione, quando si parla di soggetti fragili non ci si può limitare solo alle persone non autosufficienti, ma vanno compresi nel discorso anche i caregiver, quindi le persone a cui vengono affidati i compiti di assistenza e cura della persona in difficoltà.
Per comprendere al meglio il concetto di fragilità nell’ambito del caregiving, si potrebbe fare una distinzione tra fragilità sanitaria, che ha per oggetto la persona bisognosa di assistenza, e fragilità sociale, che punta le attenzioni su colui che assiste l’individuo fragile e che ha bisogno anch’egli di supporto.
- Fragilità sanitaria: è una condizione di vulnerabilità fisica, psichica e sociale della persona, spesso certificata dal medico di medicina generale (o da un altro specialista del Servizio Sanitario Nazionale), che determina un bisogno di assistenza. Non corrisponde esattamente alla non-autosufficienza e nemmeno all’invalidità, anche se tra i concetti può esserci un rapporto di causa-effetto.
- Fragilità sociale: si intende la condizione di stress psico-fisico che può sviluppare il caregiver, a causa dell’impegno, in termini di tempo ed energie fisiche, derivante dall’assistenza a una persona fragile dal punto di vista sanitario. Del resto, non è raro che questa persona, oberata di impegni e responsabilità, si senta intrappolata nella relazione di assistenza e cura, sperimenti un senso di risentimento e si isoli dal punto di vista sociale.
Insomma, nella definizione di “soggetti fragili” possiamo trovare sia gli iscritti al Fondo diventati non autosufficienti e, quindi, bisognosi di assistenza continua, sia gli iscritti al fondo nella loro veste di caregiver che si occupano delle necessità dei propri familiari.
La fragilità necessita di supporto, ecco perché esistono dei servizi appositi, atti a sostenere e aiutare le persone fragili dal punto di vista sanitario (ovvero coloro che hanno bisogno di assistenza) e gli individui che se ne prendono cura.
Chi sono i soggetti fragili?
Sono da considerarsi fragili dal punto di vista sanitario quei pazienti e, più in generale, quegli individui che:
- presentano uno stato di salute instabile;
- soffrono di una o più malattie croniche;
- sono ad alto rischio di complicanze nel momento in cui sviluppano una nuova patologia;
- sono predisposti al ricovero ospedaliero per via di una salute cagionevole;
- sono poco resistenti ai fattori che possono scatenare una malattia.
Rientrano nella categoria dei fragili, inoltre, anche le persone con disabilità e coloro che soffrono di patologie psichiatriche certificate da uno specialista.
Esempi di condizioni e patologie correlate alla fragilità sanitaria sono:
- tumori;
- malattie autoimmuni;
- demenza;
- dipendenze;
- depressione maggiore e altri disturbi psichiatrici;
- recupero post-operatorio prolungato (oltre 1 mese).
Spesso ma non sempre, il soggetto fragile coincide con una persona anziana, questo perché la salute precaria, le malattie croniche, la suscettibilità a complicanze, presentano una forte correlazione con l’invecchiamento, ma la fragilità sanitaria non è una condizione esclusiva di questa fetta di popolazione.
La nozione di autonomia
Un altro importante parametro che definisce le persone fragili è il grado di autonomia di cui dispongono.
Come indicato dall’Istituto Superiore di Sanità, il grado di autonomia di una persona, in particolare gli anziani e i disabili, ma non solo, viene valutato attraverso due strumenti specifici:
- la scala delle ADL (Activities of Daily Living): misura la capacità di svolgere le attività quotidiane essenziali, come alimentarsi, vestirsi, lavarsi, spostarsi all’interno dell’abitazione, controllare le funzioni corporee e utilizzare i servizi igienici in modo indipendente;
- la scala delle IADL (Instrumental Activities of Daily Living): valuta la gestione di attività più complesse, fondamentali per un’autonomia completa, come la preparazione dei pasti, le faccende domestiche, l’assunzione dei farmaci, gli spostamenti fuori casa, la gestione del denaro e l’uso del telefono.
Questi strumenti sono ampiamente utilizzati per determinare il livello di autosufficienza dei soggetti fragili e per pianificare eventuali interventi di supporto o assistenza.
Chi è il caregiver?
Il termine “caregiver” deriva dall’inglese e vuol dire “prestatore di cura”. Il caregiver familiare è una persona, in genere un familiare o un parente, che si prende cura in modo continuativo di un altro individuo bisognoso di assistenza.
Il caregiver può agire sia come prestatore di assistenza diretta (per esempio, occupandosi in prima persona di somministrare una pastiglia, nutrire o vestire il soggetto, e così via), sia come organizzatore di un programma assistenziale, quindi gestendo le varie figure professionali dedite a specifiche mansioni (infermieri, medici, psicologi, ecc.).
Assumere il ruolo di caregiver significa, molto spesso, dover riorganizzare la propria quotidianità, in modo da incastrare perfettamente gli impegni lavorativi e familiari con il servizio di assistenza.
È proprio da qui che nascono il concetto di fragilità sociale del caregiver e la necessità di offrire a lui supporto: infatti, molto spesso, il familiare che presta assistenza al soggetto fragile non ha gli strumenti per intervenire in modo adeguato, non conosce le procedure, sia mediche che burocratiche, non è consapevole dei propri diritti e di quelli dell’assistito, accantona le proprie esigenze per dedicarsi in toto all’assistito, finendo così, però, per sentirsi intrappolato nella relazione di cura.
Un supporto che lo aiuti nell’organizzazione, nella messa in atto dell’assistenza e nel superare le problematiche psicologiche che possono derivare dall’annullamento della socialità, può rivelarsi fondamentale.
Quali sono le sfide del supporto alla fragilità?
Il supporto alla fragilità, soprattutto in ambito geriatrico, presenta diverse sfide legate a fattori sanitari, sociali ed economici.
Vediamo quali sono le principali.
- Individuazione precoce della fragilità: non sempre la fragilità viene riconosciuta tempestivamente, poiché può manifestarsi in modo graduale con segnali come perdita di peso, riduzione della mobilità o difficoltà cognitive.
- Gestione multidisciplinare: la fragilità spesso coinvolge più ambiti della salute (fisico, cognitivo, psicologico, sociale). Serve un approccio integrato tra medici di base, geriatri, fisioterapisti, assistenti sociali e familiari, ma la coordinazione tra questi attori può risultare complessa.
- Personalizzazione dell’assistenza: ogni anziano ha bisogni diversi, ma strutturare percorsi di assistenza su misura, bilanciando cure mediche, supporto domiciliare e interventi riabilitativi, richiede risorse e competenze specifiche.
- Limitate risorse assistenziali: le strutture sanitarie e sociali spesso operano con budget ridotti e personale insufficiente, rendendo difficile garantire un’adeguata assistenza a tutti gli anziani fragili.
- Sostegno ai caregiver: i familiari che si prendono cura di persone fragili affrontano un elevato stress psicologico e fisico. Il rischio di burnout è alto, soprattutto quando il supporto istituzionale è limitato.
- Integrazione tra assistenza domiciliare e residenziale: molti soggetti fragili, soprattutto gli anziani, preferirebbero restare a casa il più a lungo possibile, ma i servizi domiciliari non sempre sono sufficienti a garantire un’assistenza adeguata. Le strutture residenziali, invece, possono risultare costose o poco accessibili.
- residenziali, invece, possono risultare costose o poco accessibili.
- Difficoltà nell’accesso alla tecnologia: l’uso della telemedicina e di dispositivi tecnologici può migliorare la qualità dell’assistenza, ma molti soggetti fragili, soprattutto quelli più anziani, hanno difficoltà ad adattarsi alle nuove tecnologie, e non tutti hanno accesso a strumenti digitali.
- Aspetti psicologici e sociali: l’isolamento e la solitudine possono aggravare la fragilità. Favorire l’inclusione sociale e il benessere emotivo è fondamentale, ma non sempre esistono reti di supporto adeguate.
- Aspetti normativi e burocratici: l’accesso ai servizi di assistenza è spesso ostacolato da procedure burocratiche complesse e da normative frammentate, rendendo difficile per le famiglie orientarsi tra le diverse opzioni disponibili.
Affrontare queste sfide richiede una strategia integrata, che combini prevenzione, assistenza personalizzata, supporto ai caregiver e un potenziamento dei servizi socio-sanitari.
Il supporto alla fragilità del Fondo Sanimoda
L’assistenza alle persone non autosufficienti rappresenta una sfida sempre più rilevante per le famiglie italiane, e la sua gestione comporta costi elevati e richiede un impegno costante da parte dei familiari e dei caregiver, rendendo fondamentale l’accesso a soluzioni di supporto adeguate.
Per rispondere a questa esigenza, Sanimoda, in collaborazione con il broker assicurativo Aon, ha attivato una copertura assicurativa dedicata ai propri iscritti, offrendo un sostegno concreto in caso di non autosufficienza. Questa polizza prevede l’erogazione di una rendita vitalizia mensile, contribuendo ad alleviare il peso economico che grava sulle famiglie. Per approfondire, invitiamo a consultare il nostro articolo “Long Term Care: la tutela per la non autosufficienza”.
Oltre al supporto finanziario, però, il Fondo ha sviluppato un pacchetto di servizi alla persona, pensato per assistere non solo gli iscritti, ma anche le loro famiglie e i caregiver. L’obiettivo è fornire un aiuto concreto nella gestione della fragilità, garantendo risorse e strumenti utili per affrontare al meglio le difficoltà legate alla perdita di autonomia.
Quali sono questi servizi? Scopriamoli insieme.
1. Tutoring Assistenziale
Nel momento in cui un assicurato o un suo familiare si trovi in una condizione di fragilità o non autosufficienza, è fondamentale poter contare su un’assistenza qualificata e su una guida esperta per orientarsi tra le possibili soluzioni di supporto.
A questo scopo, Sanimoda mette a disposizione il Tutoring Assistenziale, un servizio che prevede l’intervento di un Tutor Assistenziale dedicato. Questa figura, attivata su richiesta dell’assicurato attraverso la struttura organizzativa, fornisce informazioni e valutazioni personalizzate sulla base delle necessità specifiche.
Il Tutor Assistenziale si occupa di:
- analizzare il bisogno assistenziale, attraverso un’indagine preliminare sullo stato di salute dell’assicurato o del familiare coinvolto;
- individuare le soluzioni più adeguate, tenendo conto delle offerte disponibili nel mercato privato e dei servizi socioassistenziali pubblici presenti sul territorio;
- supportare l’assicurato e la sua famiglia nel processo decisionale, facilitando l’accesso alle risorse necessarie per la gestione della fragilità.
Grazie a questo servizio, gli iscritti possono contare su un supporto concreto e qualificato, pensato per rispondere in modo efficace alle esigenze di assistenza e orientamento in situazioni di non autosufficienza.
2. Tutoring Assistenziale: consulenza per la redazione del Piano di Assistenza Individuale
In caso di fragilità o non autosufficienza dell’assicurato o di un suo familiare, è possibile accedere a un servizio di consulenza specializzata per la definizione di un Piano di Assistenza Individuale (PAI).
Dopo l’analisi del bisogno, effettuata dalla struttura organizzativa, l’assicurato o il familiare coinvolto può richiedere l’elaborazione di un piano personalizzato, che include:
- un elenco dettagliato dei servizi disponibili, mirati a rispondere alle specifiche necessità assistenziali individuate;
- informazioni sulle modalità di accesso ai servizi pubblici e privati, sia come alternativa esclusiva sia come integrazione tra le diverse opzioni assistenziali disponibili sul territorio.
Il servizio di consulenza per la redazione del Piano di Assistenza Individuale può essere richiesto fino a due volte all’anno, garantendo un supporto continuativo e aggiornato in base all’evoluzione delle esigenze dell’assicurato o del suo familiare.
3. Counseling e orientamento per la pratica di non autosufficienza
Quando un assicurato o un suo familiare si trova in una condizione di non autosufficienza conclamata, è fondamentale avere un riferimento chiaro per affrontare le procedure amministrative e legali necessarie al riconoscimento dello status di non autosufficienza e all’accesso ai relativi benefici.
Per questo motivo, Sanimoda mette a disposizione il servizio di Counseling – Orientamento Pratica Non Autosufficienza, attivabile previa verifica da parte della struttura organizzativa.
Attraverso il supporto di un Tutor Assistenziale, l’assicurato o il suo familiare potrà ricevere:
- indicazioni sulle procedure amministrative e legali da seguire per il riconoscimento dello stato di non autosufficienza;
- orientamento sui servizi competenti a livello territoriale, regionale e nazionale;
- supporto informativo per la richiesta di eventuali agevolazioni, contributi o assistenza dedicata.
4. Counseling e assistenza domiciliare
Affrontare una condizione di non autosufficienza richiede un’assistenza adeguata e su misura, capace di rispondere alle specifiche esigenze dell’Assicurato o dei suoi familiari. A tal fine, il Fondo offre un servizio di counseling per l’assistenza domiciliare, attivabile previa verifica da parte della struttura organizzativa.
Attraverso il supporto del tutor assistenziale, e sulla base del Piano di Assistenza Individuale, è possibile:
- attivazione delle soluzioni di assistenza domiciliare: il tutor può supportare l’assicurato e la sua famiglia nel reperire figure professionali qualificate, tra cui:
- personale infermieristico e specialistico per esigenze sociosanitarie e di riabilitazione fisioterapica;
- assistenti di base e Operatori Socio-Sanitari (O.S.S.), specializzati nell’assistenza quotidiana, come bagno assistito, cambio del letto, movimentazione di persone con difficoltà motorie;
- aiuto domestico, per il supporto nelle attività quotidiane, tra cui pulizia della casa, compagnia, disbrigo di pratiche amministrative, consegna farmaci e pasti, accompagnamento a visite mediche o per la spesa.
Le spese per il personale di assistenza domiciliare sono a carico dell’assicurato/familiare, con tariffe agevolate.
- Ricerca e avviamento del servizio di assistenti familiari (Badanti): il Tutor Assistenziale affianca la famiglia nella ricerca e gestione dell’assunzione di un assistente familiare (badante), facilitando l’accesso a professionisti qualificati. Le spese per la ricerca e l’assunzione sono a carico dell’assicurato/familiare;
- consulenza sugli adeguamenti strutturali dell’abitazione: per migliorare la qualità della vita e la sicurezza della persona assistita, è possibile ricevere consulenza su interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche e il reperimento di ausili per l’abitazione. Le spese per l’acquisto e l’installazione degli ausili sono a carico dell’assicurato/familiare.
5. Counseling e residenzialità protetta
Quando una persona si trova in una condizione di non autosufficienza, può essere necessario valutare soluzioni residenziali adeguate alle sue esigenze. Per supportare gli iscritti e le loro famiglie in questo delicato percorso, Sanimoda offre un servizio di counseling per la residenzialità protetta, attivabile previa verifica da parte della struttura organizzativa.
Attraverso il Tutor Assistenziale, e sulla base dell’analisi del bisogno, è possibile individuare e attivare le opzioni più adatte, nel rispetto delle normative regionali vigenti e della disponibilità delle strutture.
- Residenze temporanee: sono soluzioni pensate per periodi limitati, ad esempio per riabilitazione dopo un intervento o una malattia, supporto temporaneo in caso di assenza del caregiver, soggiorni di sollievo per la famiglia.
- Alloggi protetti: soluzioni abitative dedicate a persone ancora autosufficienti, ma che necessitano di un ambiente sicuro e di un supporto a bassa soglia, come servizi di protezione e assistenza, custode e iniziative di socializzazione, presenza infermieristica in orari definiti;
- Inserimento in RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale): quando è necessaria una soluzione residenziale permanente, il servizio consente di accedere alle strutture convenzionate, in caso di disponibilità immediata, ricevere un ventaglio di alternative, qualora la residenza desiderata non abbia posti liberi, ed essere inseriti nelle liste di attesa delle strutture prescelte.
Le spese di permanenza in queste strutture sono a carico dell’assicurato/familiare.
Infine, in caso di riconoscimento di una rendita a seguito di non autosufficienza (Rendita LTC – Long Term Care), l’assicurato ha la possibilità di convertire l’importo percepito in servizi sociosanitari e socioassistenziali attraverso il network della struttura organizzativa.