Il parto naturale è il parto fisiologico, secondo natura, mentre il parto cesareo è il parto realizzato tramite intervento chirurgico, più precisamente attraverso una doppia incisione, su addome e utero, e successiva estrazione del feto.
In condizioni ideali, il parto naturale è da preferirsi al parto cesareo, in quanto meno rischioso e con più vantaggi, a partire dai tempi di recupero più brevi.
La realtà, però, è ben diversa: di frequente, infatti, si verificano condizioni tali per cui il parto vaginale è impossibile e rischioso, e diviene fondamentale il taglio cesareo.
In Italia, secondo quanto riportato dall’OMS nel 2018, il numero di parti tramite taglio cesareo corrispondeva al 35% dei parti totali; con questa percentuale, il nostro Paese si è collocato al primo posto in Europa per numero di cesarei effettuati.
Approfondiamo insieme, e analizziamo con maggiori dettagli in cosa consistono il parto naturale e il parto cesareo, quando sono indicati e quali sono rischi e vantaggi delle due metodiche.
Quanto dura la gravidanza e quando si parla di parto a termine?
Di cosa parliamo in questo articolo
Prima di illustrare le due tipologie di parto, è utile chiarire la fase che lo precede, ovvero il termine della gravidanza.
In media, la gravidanza dura 40 settimane dal primo giorno dell’ultima mestruazione.
Si parla di:
- gravidanza a termine (o parto a termine), se la nascita del bambino avviene tra la 37esima e la 41esima settimana;
- gravidanza pretermine (o parto prematuro), se la nascita del bambino avviene della 37esima settimana;
- gravidanza protratta, se la nascita del bambino avviene alla 42esima settimana e dopo ancora.
Al termine della gravidanza, si può procedere con il parto naturale o, in presenza di determinate condizioni che elencheremo più avanti, con il parto cesareo.
Cosa si intende per parto naturale e per parto cesareo?
Anche noto come parto vaginale, il parto naturale è quello fisiologico, spontaneo, che avviene attraverso il cosiddetto “canale del parto”, ovvero la vagina e l’orifizio di quest’ultima.
Il parto cesareo (o taglio cesareo), invece, è l’operazione chirurgica che permette il parto dopo specifica incisione dell’addome e dell’utero, ed estrazione del feto.
Entriamo più nel dettaglio.
Come si svolge il parto naturale?
Il parto naturale, ovvero quello fisiologico e non chirurgico, può suddividersi in tre momenti:
- il travaglio;
- il parto vero e proprio;
- l’espulsione della placenta.
Travaglio
Il travaglio è la primissima parte del parto naturale, e corrisponde all’inizio delle contrazioni, che servono a favorire la nascita del feto.
Durante il travaglio, inoltre, si verifica anche la dilatazione della cervice uterina, la porzione di utero collegata alla vagina e attraverso cui deve passare il feto per venire alla luce.
Il travaglio si svolge in tre fasi:
- precoce: sancisce l’inizio delle contrazioni e della dilatazione della cervice uterina. Al termine di questa fase, la cervice potrebbe presentare una dilatazione di 5 cm;
- attiva: inizia nel momento in cui le contrazioni diventano più forti, durano fino a 1 minuto e si susseguono a circa 3 minuti di distanza l’una dall’altra. La fase attiva è molto dolorosa per la gestante, tanto che il personale medico potrebbe optare per attuare l’anestesia epidurale e/o per somministrare l’ossitocina sintetica (farmaco che serve a favorire il parto);
- transizionale: rappresenta il breve periodo del travaglio che va dalla dilatazione completa della cervice (10 cm) all’inizio del premito, ossia lo stimolo a spingere in concomitanza delle contrazioni. Durante la fase transizionale del travaglio, le contrazioni si susseguono rapidamente e hanno durata superiore al minuto. La fase transizionale potrebbe indurre la gestante a sudare e a sviluppare nausea e vomito.
Parto vero e proprio
Il parto vero e proprio inizia quando la dilatazione della cervice uterina è completa, ovvero ha raggiunto i 10 cm, e nel momento in cui la gestante avverte lo stimolo a spingere in concomitanza delle contrazioni (premito); ovviamente, si conclude con la nascita del bambino.
Durante il parto, le contrazioni sono molto forti e lo stimolo alla spinta che le accompagna ricorda molto la sensazione provata durante la defecazione, ma dolorosa.
Il parto potrebbe durare da pochi a minuti a qualche ora. In genere, è più veloce nelle donne che hanno già partorito naturalmente almeno una volta. Se la gestante ha ricevuto l’epidurale, può non avvertire le contrazioni, motivo per cui il personale medico si adopera per aiutarla e guidarne le spinte.
Espulsione della placenta
L’espulsione della placenta è l’ultima fase del parto naturale, comincia dopo la nascita del bambino e termina con la fuoriuscita totale del tessuto placentare.
Avviene perlopiù in modo automatico dopo il parto; solo in alcuni casi, servono delle spinte da parte della madre.
Quando serve il parto cesareo?
Il parto cesareo trova impiego quando ci sono impedimenti al parto naturale o quando il parto naturale rappresenta un pericolo per il feto e/o la madre.
A seconda dei casi, il parto cesareo può essere programmato oppure organizzato durante il parto naturale, se quest’ultimo risulta difficoltoso e presenta dei rischi non previsti.
Quando si fa il cesareo programmato?
Il cesareo programmato si effettua tipicamente alla 39esima settimana.
Tra i vari motivi di programmazione del parto cesareo, figurano i seguenti:
- sproporzione feto pelvica: significa che testa e corpo del feto presentano un diametro maggiore rispetto al bacino della madre, ragion per cui l’eventuale passaggio attraverso il canale del parto risulterebbe ostacolato e pericoloso;
- precedente parto con taglio cesareo: il parto naturale nelle donne sottoposte a cesareo in una gravidanza precedente potrebbe comportare una lesione all’utero. Pertanto, per motivi di sicurezza, è prassi dei medici affidarsi nuovamente al taglio cesareo;
- parto gemellare: sebbene il parto gemellare sia possibile anche per vie naturali, molto spesso, è preferibile pianificare un cesareo, per questioni di sicurezza;
- placenta previa: è la condizione tale per cui la placenta si forma nella parte inferiore dell’utero, a copertura della cervice, via di passaggio fondamentale per l’accesso al canale del parto;
- posizione trasversale: vuol dire che il feto si trova in posizione orizzontale rispetto all’utero e che, nell’eventualità di un parto naturale, si presenterebbe di spalle;
- posizione podalica: significa che il feto è posizionato con i piedi o il sedere verso l’uscita dell’utero. Occorre precisare che esistono delle manovre ostetriche che possono incentivare il feto a girarsi e a porsi in posizione cefalica, assetto ideale per il parto naturale. Tuttavia, non sempre tali manovre hanno successo, rendendo necessario il ricorso al cesareo;
- cardiopatia materna: la presenza nella madre di una patologia cardiaca cronica potrebbe rivelarsi molto pericolosa per la vita in caso di parto naturale, un fenomeno biologico estremamente provante per l’organismo;
- infezione materna da herpes genitale: in caso di parto naturale, questa infezione in atto potrebbe trasmettersi al nascituro, con rischi per la salute del cervello (encefalite), oculare, cutanea e orale;
- fibroma uterino di grandi dimensioni: questa condizione potrebbe creare un’ostruzione e ostacolare il parto naturale, rendendolo pericoloso per il feto;
- presenza di anomalie congenite fetali: alcune anomalie congenite a carico del feto possono ostacolare il passaggio lungo il canale del parto, ragion per cui risulta indispensabile ricorrere all’estrazione del bambino attraverso il cesareo.
Quando si fa il cesareo d’urgenza?
Il parto con taglio cesareo d’urgenza è indicato nelle seguenti circostanze:
- travaglio prolungato: in questa occasione, la dilatazione si ferma e il bambino non si muove lungo il canale del parto. Il travaglio prolungato è pericoloso perché il feto, a travaglio in corso, non è più circondato dal liquido amniotico (le acque si sono ormai rotte), un fluido con funzioni protettive e nutritive;
- prolasso del cordone ombelicale: si intende la discesa del cordone ombelicale lungo il canale del parto mentre il bambino è ancora in utero. Questa condizione è pericolosa perché, con il travaglio, il bambino (che sta imboccando la cervice per uscire) potrebbe comprimere il cordone e bloccare l’apporto di ossigeno a lui destinato e proveniente dalla madre (il cordone ombelicale è la struttura deputata a trasportare sostanze nutritive e ossigeno dalla madre al feto);
- cordone ombelicale avvolto intorno al collo o al corpo del feto: Si tratta di una condizione che potrebbe compromettere l’apporto di ossigeno al feto
- distacco di placenta: è la condizione per cui la placenta si separa dall’utero prima della nascita del bambino. Non tutti i distacchi di placenta richiedono il parto cesareo. Il ricorso a questa soluzione dipende dalla settimana di gravidanza e dalla severità del distacco stesso;
- sofferenze fetale durante il travaglio: durante il travaglio, alcuni bambini possono sviluppare problematiche (manifestate generalmente con irregolarità del battito cardiaco) tali per cui risulterebbe molto pericoloso continuare con il parto naturale.
Come si svolge il parto cesareo?
Il parto cesareo può dividersi in due grandi momenti, che possiamo ritrovare anche in altre procedure chirurgiche:
- la prima parte del parto cesareo è dedicata all’anestesia e alla preparazione della paziente;
- la seconda parte consiste nell’intervento vero e proprio.
Tra preparazione, anestesia e operazione vera e propria, un parto cesareo dura in media 45 minuti.
Anestesia
L’anestesia consiste solitamente nell’epidurale (ormai è molto raro il ricorso all’anestesia generale), la quale intorpidisce e annulla ogni tipo di sensazione dolorosa dal seno in giù.
Durante il cesareo, quindi, la gestante è sveglia e cosciente.
Preparazione della paziente all’intervento
La preparazione all’intervento include sostanzialmente i seguenti step:
- il collegamento della paziente alle strumentazioni mediche che monitorano i parametri vitali e a una flebo che fornisce liquidi ed eventualmente farmaci;
- l’inserimento di un catetere vescicale per mantenere vuota la vescica;
- la rasatura di eventuali peli in eccesso nei pressi dell’area di incisione;
- la pulizia dell’addome della gestante con un antisettico apposito;
- l’applicazione di un telo sterile attorno al sito d’incisione e sulle gambe, e il posizionamento in verticale di una tenda sterile tra la testa della paziente e il resto del corpo (in modo da impedire la visione di quanto succederà dopo, durante le incisioni addominali).
Parto cesareo vero e proprio
Una volta che l’anestesia ha avuto effetto, può avere inizio l’intervento vero e proprio. Il parto cesareo prevede due incisioni, una riferita alla parete addominale e una a carico dell’utero.
L’incisione della parete addominale è, ovviamente, la prima delle due incisioni e serve a raggiungere la parete dell’utero; l’incisione addominale può essere verticale oppure orizzontale.
L’incisione uterina, invece, serve ad accedere all’utero e al bambino in esso contenuto; anche questa incisione può essere verticale oppure orizzontale.
La doppia incisione è fondamentale per poter estrarre il feto, operazione questa a carico del ginecologo, che dura 10-15 minuti nei cesarei programmati, mentre è decisamente più rapida nei cesarei d’urgenza.
Estratto il bambino, l’intervento volge verso la conclusione, con la rimozione della placenta e la chiusura delle incisioni con punti di sutura e graffette.
A operazione completata, la madre, se lo desidera, può tenere in braccio il suo bambino perché, lo ricordiamo, è sveglia e lucida (fatte le dovute eccezioni in cui è necessario il ricorso all’anestesia generale).
Quali sono i rischi del parto naturale e del cesareo?
La scelta tra parto naturale o parto cesareo dipende da cosa è più rischioso per madre e feto.
In condizioni ideali, il parto naturale è sempre preferibile al cesareo; quest’ultimo, infatti, nonostante i progressi della medicina chirurgica, rimane pur sempre un intervento chirurgico, con i suoi rischi e le sue implicazioni.
Detto questo, quello naturale non è esente da possibili rischi e complicanze.
Rischi del parto naturale
Tra i rischi e le complicanze associate al parto naturale, si segnalano:
- emorragia post-partum: riguarda la madre e consiste in una ingente perdita di sangue successiva al parto, che può rivelarsi estremamente pericolosa. A volte, può verificarsi anche molte ore dopo il parto;
- compressione del cordone ombelicale: durante il travaglio, il cordone può posizionarsi in sedi inadeguate e subire una compressione tale da mandare in sofferenza il feto;
- lacerazione vaginale: si tratta delle lesioni che possono subire la vagina e/o la parete rettale durante il parto;
- trombosi venosa profonda: consiste nella formazione di coaguli sanguigni pericolosi all’interno delle vene profonde degli arti inferiori. Questa pericolosa condizione può verificarsi dopo il parto;
- preeclampsia post-partum: corrisponde a un rialzo pressorio eccessivo nella madre subito dopo il parto;
- infezione uterina: può verificarsi a causa di un travaglio prolungato.
Rischi del parto cesareo
I rischi e le complicanze riconducibili al parto cesareo sono invece i seguenti:
- infezioni di vario genere;
- emorragia post-partum;
- fenomeni tromboembolici collegati alla pratica chirurgica;
- lesioni a intestino o vescica;
- indebolimento della parete uterina;
- lesioni fetali;
- inclinazione a sviluppare anomalie a carico della placenta in gravidanze successive.
Vantaggi e svantaggi
Il parto naturale e il cesareo presentano vantaggi e svantaggi che influenzano la scelta o la necessità del tipo di parto.
Scopriamoli insieme.
Vantaggi e svantaggi del parto naturale
Il parto naturale è, in condizioni adeguate, la scelta migliore, perché a esso sono associati i seguenti vantaggi:
- è meno rischioso;
- presenta tempi di recupero molto più veloci. In genere, dopo parto naturale, la madre recupera completamente nel giro di 2-6 settimane;
- permette alla madre di vivere un’esperienza unica con il suo bambino;
- è più improbabile che serva una trasfusione di sangue per un’eventuale emorragia post-partum;
- è associato a un rischio minore di infezione dell’utero;
- salvaguarda la salute dell’utero.
Tra gli svantaggi, invece, figurano:
- dolore del parto: i parti naturali, specialmente quelli di prima gravidanza, sono molto dolorosi;
- durata del parto: tenendo conto del travaglio, un parto naturale può durare a lungo, anche 14-18 ore (in alcuni casi anche di più).
Vantaggi e svantaggi del parto cesareo
Il parto cesareo spicca per i seguenti vantaggi che, al netto delle necessità mediche, lo rendono spesso la soluzione preferita da molte donne:
- consente di programmare la nascita del bambino. Programmare il parto permette alla gestante e alla sua famiglia di prepararsi all’evento con più calma e serenità;
- rappresenta un’opzione salvavita in presenza di tutte quelle condizioni che rappresentano un pericolo per madre e/o feto;
- permette la nascita in sicurezza dei gemelli;
- risparmia alla donna il dolore e il disagio del travaglio.
Tra i suoi limiti, invece, possiamo individuare i seguenti:
- comporta tempi di recupero più lunghi. Il recupero completo dopo taglio cesareo avviene soltanto dopo 6-8 settimane, ma si allunga anche, di qualche giorno, il tempo di permanenza in ospedale dopo il parto;
- è un intervento chirurgico e, come tale, presenta tutti i rischi correlati alla chirurgia;
- aumenta il rischio di complicanze in eventuali gravidanze future;
- riduce drasticamente la possibilità di poter avere altri figli tramite parto naturale.
Ricordiamo agli iscritti che i Piani Sanitari del Fondo Sanimoda prevedono la copertura delle spese sostenute per parto cesareo e non cesareo, sia quelle relative al ricovero che quelle post ricovero. Per tutti i dettagli, invitiamo a consultare il nostro sito web, qui.