L’esame urodinamico è un insieme di test diagnostici utili a valutare la funzionalità del tratto urinario inferiore (vescica, sfintere urinario e uretra), nonché a fornire informazioni relativamente alla velocità del flusso urinario, alla pressione intravescicale e all’attività di nervi e muscoli della vescica.
I medici ricorrono all’esame urodinamico quando devono indagare i disturbi della minzione (minzione frequente, bisogno impellente di urinare, flusso urinario lento o intermittente ecc.), l’incontinenza urinaria, le infezioni urinarie ricorrenti, la ritenzione urinaria e le anomalie urinarie dovute a patologie neurologiche come, per esempio, il morbo di Parkinson.
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Approfondiamo insieme, e analizziamo con maggiori dettagli quali sono i test dell’esame urodinamico, a cosa servono, in cosa consistono e per quali rischi e controindicazioni si segnalano.
Cos’è l’esame urodinamico?
Di cosa parliamo in questo articolo
Per esame urodinamico si intende un insieme di test diagnostici che permette di valutare:
- l’efficienza della vescica nell’accumulare urina;
- la capacità dello sfintere urinario e dell’uretra nel rilasciare urina;
- l’attività di nervi e muscoli della vescica;
- la velocità del flusso urinario;
- le pressioni intravescicale e intraddominale che intervengono durante la minzione.
In sostanza, è un esame che serve a studiare la funzionalità del tratto urinario inferiore, con l’intento di capire se la vescica immagazzina correttamente la pipì e se sfintere urinario e vescica riescono a provvedere in modo adeguato al rilascio dell’urina.
Si ricorda che il sistema urinario agisce da sistema di drenaggio per quanto riguarda le sostanze di rifiuto derivanti dalle attività del metabolismo e i liquidi in eccesso.
Quando serve l’esame urodinamico?
I medici potrebbero ritenere necessario l’esame urodinamico in presenza di sintomi o condizioni quali:
- incontinenza (perdite di urina);
- minzione frequente;
- stimolo impellente di urinare, non seguito però dalla minzione;
- minzione dolorosa;
- difficoltà a dare avvio alla pipì;
- flusso di urina lento o intermittente;
- infezioni ricorrenti del tratto urinario, come per esempio cistiti;
- ritenzione urinaria (mancato svuotamento completo della vescica);
- disturbi urinari in pazienti con malattie neurologiche, quali morbo di Parkinson, sclerosi multipla ecc…
In cosa consiste l’esame urodinamico?
L’esame urodinamico comprende vari test che permettono di studiare funzionalità e stato di salute di vescica e uretra sotto diversi aspetti.
La scelta di quali e quanti test effettuare spetta al medico curante, il quale decide in base alla sintomatologia e alle condizioni emerse durante l’esame clinico.
L’elenco completo dei test riferibile all’esame urodinamico sono:
- uroflussometria;
- cistometria;
- elettromiografia della vescica;
- misurazione del residuo post-minzionale;
- studio pressione/flusso;
- profilometria della pressione uretrale;
- esame video-urodinamico.
1. Uroflussometria
L’uroflussometria è un test che permette di studiare e valutare in modo non invasivo velocità e altre caratteristiche del flusso urinario durante la minzione.
L’esame sfrutta le potenzialità di uno strumento particolare, chiamato uroflussometro, che è in grado di misurare la quantità di urina emessa nell’unità di tempo e riportarla in un grafico come velocità di minzione.
Dal punto di vista pratico, l’uroflussometria è abbastanza semplice: il paziente, infatti, deve solamente fare pipì in una speciale toilette elettronica che, appunto attraverso l’uroflussometro, misura la velocità del flusso urinario.
2. Cistometria
La cistometria è un esame che permette di misurare i seguenti fattori:
- quanta pipì può contenere la vescica;
- la pressione all’interno della vescica (pressione intravescicale) e le sue variazioni (ad esempio, durante la fase di riempimento o in occasione di una perdita involontaria di urina);
- la forza contrattile della vescica al momento della minzione;
- quanto è piena la vescica nel momento in cui sopraggiunge lo stimolo della pipì;
- contrazione e spasmi della vescica durante il suo riempimento o svuotamento;
- le modalità con cui la vescica si riempie di urina.
Dal punto di vista pratico, la cistometria inizia con l’introduzione nella vescica vuota di un catetere vescicale speciale, fornito di un sensore per la pressione (di fatto, un manometro); dopodiché, prosegue con lo riempimento della vescica con una soluzione calda e sterile; infine, termina con la richiesta al paziente di svuotare la vescica, come se in vescica avesse dell’urina.
Durante i vari passaggi, il manometro misura la pressione all’interno della vescica, le sue variazioni e la portata del flusso.
In alcuni casi, la cistometria potrebbe includere l’inserimento di un secondo catetere nel retto (se il paziente è un uomo) o nella vagina (se il paziente è donna), al fine quantificare al meglio la pressione intraddominale, anch’essa importante nello studio dei comportamenti della vescica durante la minzione.
3. Elettromiografia della vescica
Si tratta di un esame urodinamico che, attraverso l’impiego di speciali sensori (elettrodi) applicati in uretra e nel retto, misura e studia l’attività dei nervi che controllano i muscoli della vescica, sfinteri in particolare.
L’elettromiografia della vescica permette di stabilire se la sintomatologia presente è dovuta o meno a un danno nervoso o muscolare.
Per l’applicazione dei sensori, il medico usa uno speciale catetere e, per evitare che il paziente avverta dolore, pratica un’anestesia locale.
4. Misurazione del residuo post-minzionale
È un test che misura quanta urina è rimasta all’interno della vescica dopo aver fatto pipì (il residuo è detto appunto residuo post-minzionale).
Esistono due modi per effettuare questa misurazione:
- attraverso l’ecografia della vescica;
- mediante catetere vescicale.
L’ecografia della vescica è semplice, non invasiva e non richiede alcun tipo di anestesia. Tuttavia, presenta un limite: non consente una quantificazione precisa dell’urina residuale.
La misurazione tramite catetere vescicale, invece, è una metodica decisamente più complessa e invasiva: prevede, infatti, l’anestesia locale e l’introduzione, attraverso l’uretra, di un catetere vescicale che serve al medico per rimuovere l’urina residua e quantificarla.
Sebbene pecchi di invasività, questa seconda strategia presenta importanti vantaggi diagnostici: permette, infatti, una valutazione precisa del residuo di urina post-minzionale e della effettiva capacità di svuotamento della vescica.
5. Studio pressione/flusso
Questo test consente di misurare, nello specifico, due fattori essenziali per la salute del sistema escretore, ovvero:
- le pressioni intravescicale e intraddominale necessarie alla minzione (in altre parole, quanta pressione serve al paziente per urinare);
- quanto velocemente scorre l’urina alla pressione misurata (ovvero la portata del flusso di urina attraverso l’uretra).
Esame generalmente complementare alla cistografia, lo studio pressione/flusso prevede l’impiego di uno speciale manometro e richiede l’anestesia locale.
6. Profilometria della pressione uretrale
È l’esame che permette di misurare la pressione all’interno dell’uretra a riposo e le sue variazioni.
La profilometria della pressione uretrale prevede l’introduzione in uretra di un catetere speciale, munito di un rivelatore di pressione, e la successiva estrazione a velocità costante, manovra questa che consente più misurazioni in diversi tratti dell’uretra.
7. Esame video-urodinamico
L’esame video-urodinamico è il test che permette di scattare fotografie e riprendere con un video, in tempo reale, le fasi di riempimento e svuotamento della vescica.
L’esame prevede l’impiego di:
- un macchinario ai raggi X, che serve a scattare foto e registrare video;
- la somministrazione, attraverso un catetere vescicale, di un mezzo di contrasto al fine di migliorare la qualità delle immagini.
Questo test fornisce importanti informazioni sulla funzione della vescica e dell’uretra, e rappresenta il metodo diagnostico d’elezione per quanto concerne le disfunzioni vescicale e sfinteriche.
Si tratta chiaramente di un esame moderatamente invasivo, per via dell’impiego del mezzo di contrasto e del catetere vescicale.
Cosa vuol dire esame urodinamico completo?
L’esame urodinamico è completo quando comprende l’esecuzione dei principali test urodinamici sopra elencati, ovvero uroflussometria, cistometria, elettromiografia delle vescica, esame video-urodinamico e profilometria della pressione uretrale.
L’esame urodinamico è doloroso?
L’inserimento del catetere in uretra potrebbe sembrare una manovra dolorosa; in realtà, grazie all’anestesia locale, il paziente non avverte dolori particolari.
Può risultare fastidioso, invece, fare la pipì con un catetere inserito in uretra.
Come sta il paziente dopo l’esame?
Dopo l’esame urodinamico, il paziente potrebbe avvertire bruciore o una sensazione di malessere durante la minzione; questa sensazione, tuttavia, è passeggera e si risolve spontaneamente nel giro di 24 ore.
Più raramente, il paziente reduce dall’esame urodinamico potrebbe soffrire anche di ematuria (sangue nelle urine).
Come prepararsi?
In generale, prima di ogni esame urodinamico, il paziente deve attenersi a due semplici indicazioni:
- presentarsi con la vescica piena (in sostanza, deve tenersi la pipì fino al momento dell’esame);
- interrompere qualsiasi assunzione di farmaci che interferisce con la funzione della vescica, così da evitare un inquinamento del risultato finale del test.
A chi ha difficoltà a rispettare la regola della vescica piena i medici consigliano di recarsi con un certo anticipo nell’ospedale o nella clinica dove avverrà l’esame e, lì, assumere gradualmente acqua, in modo da avere la vescica piena esattamente al momento del test.
Eventuali variazioni e altre norme preparatorie dipendono dallo specifico esame urodinamico previsto.
Quali sono i rischi?
I test dell’esame urodinamico sono sufficientemente sicuri. Tuttavia, è importante ricordare che l’uso di cateteri vescicali e uretrali è notoriamente associato al rischio di infezione delle vie urinarie, condizione i cui sintomi tipici sono:
- stimolo a urinare più forte del normale;
- urina maleodorante;
- presenza persistente di sangue nelle urine;
- bisogno di urinare spesso, anche nel corso della notte;
- bruciore durante la minzione;
- dolore ai reni e alla schiena;
- febbre.
Per ridurre il ridurre il rischio di infezioni urinarie dopo l’esame urodinamico con catetere, i medici consigliano di:
- bere molta acqua;
- evitare bevande come caffè e tè;
- svuotare completamente la vescica quando si fa la pipì.
È importante segnalare, inoltre, i rischi connessi all’impiego del mezzo di contrasto nel caso dell’esame video-urodinamico: nelle persone predisposte, infatti, il mezzo di contrasto potrebbe scatenare una reazione allergica.
Esistono delle controindicazioni?
L’unico test che presenta una vera e propria controindicazione è l’esame video-urodinamico.
L’uso dei raggi X, infatti, è controindicato nelle donne in gravidanza a causa dei potenziali danni che le radiazioni ionizzanti possono provocare al feto.
Perché si chiama anche esame urodinamico invasivo?
L’esame urodinamico è detto invasivo per via dell’impiego dei cateteri uretro-vescicali e rettali, e, nel caso specifico dell’esame video-urodinamico, dei raggi X.
Tuttavia, come detto in precedenza, non è un metodica diagnostica particolarmente dolorosa o pericolosa per il paziente.