I Piani Sanitari offerti dal Fondo Sanimoda prevedono il pagamento delle spese per numerose prestazioni extraospedaliere, tra cui anche la mammografia, inserita inoltre nell’ambito della prevenzione donna e senologica.
Si tratta di un aiuto concreto alle lavoratrici, soprattutto se si tiene conto di quanto rilevato da un recente rapporto presentato da Cittadinanzattiva denominato “Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità”, dal quale emerge che per una mammografia è necessario attendere in media circa due anni se ci si rivolge ad una struttura pubblica.
Secondo i dati contenuti nel rapporto “I numeri del cancro in Italia 2021”, il tumore più frequente tra le donne è proprio quello della mammella, che rappresenta il 30% di tutte le neoplasie.
Come si può leggere sul sito dell’Istituto Nazionale dei Tumori, i programmi di screening eseguiti negli ultimi 30 anni, basati sulla sola mammografia, hanno ridotto la mortalità per tumore al seno di circa il 30% nella popolazione invitata e fino al 50% nelle donne che si sono sottoposte all’esame.
Insomma, stiamo parlando di un esame di fondamentale importanza, inserito anche nei programmi di screening organizzati dal Ministero della Salute e garantiti dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), al quale ogni donna, anche se asintomatica, dovrebbe sottoporsi nel corso della sua vita.
Vediamo insieme cos’è la mammografia, come si esegue, quando è raccomandata e perché.
Cos’è la mammografia
Di cosa parliamo in questo articolo
Una mammografia è un esame radiografico del seno, utilizzato per rilevare e diagnosticare malattie del seno nelle donne che presentano problemi come noduli, dolore o secrezione dai capezzoli.
Come accennato prima, però, è un esame fondamentale al quale dovrebbero sottoporsi anche le donne che non hanno nessun disturbo al seno.
Questa procedura consente il rilevamento di tumori al seno, tumori benigni e cisti prima che possano essere rilevati dalla palpazione, anch’essa molto importante, perché molto spesso è proprio toccandosi il seno che si notano alcune anomalie che fanno scattare un campanello d’allarme.
La mammografia non può dimostrare che un’area anormale sia effettivamente un cancro, ma consente di eseguire una biopsia in caso di sospetto significativo.
Quando e perché sottoporsi a una mammografia
La mammografia è un esame diagnostico che può essere eseguito per due motivi principali, il primo legato alla presenza di sintomi e disturbi specifici avvertiti dalla donna, il secondo che invece rientra nella sfera della prevenzione secondaria.
Quindi, si esegue sia a scopi diagnostici che di screening.
Le donne di età superiore ai 30 anni devono sottoporsi a mammografia diagnostica se presentano sintomi, come un nodulo palpabile, ispessimento o rientranza della pelle del seno, secrezione o retrazione del capezzolo, dolore erosivo del capezzolo o dolore al seno.
Potrebbero poi sopraggiungere altre ragioni tali da spingere il medico a prescrivere questo esame.
Per quanto concerne, invece, la prevenzione secondaria, quindi l’impiego della mammografia per lo screening per la diagnosi precoce del tumore mammario, i programmi offerti dal Servizio Sanitario Nazionale sono così organizzati:
- possono sottoporsi a una mammografia gratuita le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni;
- in alcune Regioni si sta sperimentando l’efficacia in una fascia di età più ampia, quella compresa tra i 45 e i 74 anni;
- l’esame va poi ripetuto ogni 2 anni, sempre nell’ambito dei programmi di screening gratuiti presso le ASL di competenza.
Come già specificato, una positività alla mammografia non equivale a una diagnosi certa di cancro al seno, anche se indica una maggiore probabilità di essere affette dalla patologia. Di conseguenza, il medico potrebbe prescrivere ulteriori esami di approfondimento.
Come si esegue una mammografia
La mammografia è un esame radiologico leggermente diverso dalle radiografie tradizionali.
Infatti, durante l’esame il seno viene compresso con un apposito piatto in plexiglass, provocando un po’ di fastidio e, in alcuni casi, un piccolo dolore, che però non si traduce in nessun tipo di danno alla mammella.
Perché è necessario comprimere il seno? Per ridurre lo spessore della mammella e ottenere immagini pulite, non sfocate, ma anche per diminuire la dose di irradiazione.
Grazie all’evoluzione tecnologica, negli ultimi 30 anni questo esame è diventato sempre più efficace e sensibile. Di recente si è diffusa la tecnica denominata tomosintesi, un sistema applicato al mammografo digitale che esamina la mammella in 3D, aumentando la sensibilità e la specificità dell’esame.
In genere la mammografia dura 5-10 minuti, non richiede una preparazione specifica, e dopo l’esame si può tornare alle proprie attività quotidiane senza limitazioni.